13 ottobre 2009

0068 [OLTRE IL SENSO DEL LUOGO] Maurizio De Caro, Presidenza Ordine Architetti Provincia di Milano

Salvatore D’Agostino:
  • Qual è l’architetto noto che apprezzi e perché?
  • Qual è l’architetto non noto che apprezzi e perché?
Qui l’articolo introduttivo


Maurizio De Caro, Presidenza Ordine Architetti Provincia di Milano di Maurizio De Caro

non comprendo bene il significato di noto (famoso? autorevole?).
Tutti siamo noti per qualcosa o qualcuno, comunque tra i più rappresentativi direi senza dubbio Rem Koolhaas, perché ha cambiato in maniera definitiva le matrici teoriche che sostengono il progetto complesso dell'architettura e dell'urbanistica.
Tra gli altri ti direi un falso se ne citassi qualcuno.

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1 commento:

  1. Maurizio,
    «Parlare in Italia di fruizione o di lettura di opere d'arte è, se non proprio pericoloso, per lo meno arduo. Viviamo in un paese in cui ciascuno crede di sapere qualcosa di pittura, e quindi di poter dire la sua. Potrei, a questo proposito raccontare numerosi episodi. Mi limiterò a dire che, così come esiste la leggenda della musicalità degli italiani, esiste l'altra, simmetrica, per cui saremmo un popolo particolarmente dotato a produrre e, soprattutto, a capire l'opera d'arte figurativa. Invece, è frequentissimo, qui da noi, che si parli di opere d'arte senza un'adeguata preparazione, senza cioè avere educato l'occhio alla lettura del fatto figurativo. Cosa tanto più grave, in quanto spesso si pretende di esaminare l'opera da un punto di vista puramente formale, stilistico, ignorandone completamente il soggetto». Federico Zeri, Dietro l’immagine, TEA, Milano, 1990, p. 7
    Io credo che sia vero anche per l’architettura, poiché si parla di Rem Koolhaas conoscendo alcune parole iconiche e senza aver approfondito le sue tesi.
    Occorre sfrondare gli argomenti di Koolhaas dal suo carattere globale poiché molte dei temi se utilizzati senza filtro critico inducono a clamorosi errori.
    C’invita a leggere la città contemporanea per come si presenta senza sovrapposizioni ideologiche e soprattutto elimina l’idea della presunta identità. Non condivido il Koolhaas dello ¥€$ ma apprezzo la sua recente apertura che contraddice (m’interessano gli architetti che non si fossilizzano nelle proprie tesi) alcune sue tesi sulla città generica parlando dell’architettura generica.
    (Vedi http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/02/0028-speculazione-larchistar-e-in-crisi.html)
    Per questo Rem Koolhaas va letto/capito e non idolatrato.

    Una piccola nota a proposito della tua chiosa iniziale: «non comprendo bene il significato di noto (famoso? autorevole?)» credo che si sia capito che l’inchiesta vuole uscire fuori da questi luoghi comuni che riempiono pagine di chiacchiere da bar sui giornali.
    L’architettura non può essere semplificata come dice Zeri non si può pretendere: «di esaminare l'opera da un punto di vista puramente formale, stilistico, ignorandone completamente il soggetto».
    Saluti,
    Salvatore D’Agostino

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